Se non ve l’ho mai detto, dovete sapere che io sono una consumatrice seriale (mai aggettivo più adatto di questo) di serie tv. Ne ho sempre guardate tantissime negli anni, ma proprio tante. Tempo fa avevo addirittura una lista divisa per categorie e, già allora, circa cinque o sei anni fa, Avevo superato la quarantina. Chissà a quante sarai arrivata ora!

Comunque, negli ultimi mesi mi sono accorta che ormai avevo perso qualsiasi gusto a guardare telefilm, li mettevo semplicemente come sottofondo mentre facevo altro ma se a fine puntata qualcuno mi avesse chiesto che cosa era successo in quell’episodio, probabilmente non avrei saputo rispondere. In più ho constatato una cosa: la mia cultura generale fa semplicemente schifo. Me ne accorgo spesso nelle conversazioni con colleghi durante la pausa pranzo: ne ho alcuni che sono dei pozzi di scienza e, non importa di che argomento si parli, hanno sempre loro contributo da dare.

Quindi mi sono detta: come posso fare per aggiungere argomenti di conversazione e a migliorare le lacune che ho? I libri di solito sono la soluzione più ovvia, e fortunatamente ho anche ricominciato a leggere, ma poi mi sono resa conto che pago un abbonamento a Netflix e non lo sfrutto come si deve. Netflix ha una sezione di documentari fornitissima: quindi ho cominciato a guardare tutti quelli che avevo inserito nella mia lista e che però non mi ero mai decisa a far partire. Ecco quindi cosa ho visto negli ultimi 10 giorni.

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Chef’s Table


Ce l’avevo in lista dal primo giorno in cui mi sono abbonata ma non l’avevo mai guardato, e vorrei averlo fatto prima. Bellissimo, d’ispirazione, per nulla banale. Non si tratta di un documentario sulla cucina, è molto di più: parla di creatività, di fantasia, di coraggio. Sono le storie di chef che sono arrivati al successo sormontando ostacoli che a volte sembravano insormontabili. Tra tutte le puntate quella che mi ha ispirata di più è stata quella di Grant Achatz: l’ho cominciata e ho detto “io odio questo tizio”, ma dopo 10 minuti mi sono dovuta ricredere ascoltando quello che quell’uomo ha patito nella vita. Non voglio spoilerarvi nulla, ma credo che se fosse capitato a me quello che è capitato a lui, non sarei qui a scrivere, quindi chapeau. Ho adorato la puntata su Nancy Silverton, la cui cucina si avvicina tantissimo ai miei gusti e l’ho trovata una persona splendidamente imperfetta, che ha fatto delle sue debolezze un punto di forza.

Cooked


Sono solo quattro puntate, narrate da Micheal Pollan, scrittore ed editorialista del New York Times. Racconta e analizza il cibo in quattro episodi, uno per elemento: Acqua, Aria, Terra e Fuoco. È un documentario molto più denso di nozioni e in stile National Geographic rispetto a Chef’s Table, ma ugualmente piacevole e interessante.

Dirty Money


Non l’ho ancora terminato, ma qua andiamo sull’impegnato. La puntata sullo scandalo Volkswagen (il Dieselgate) mi ha abbastanza sconvolta. L’ho guardata in punta al divano, col coniglio a fianco a me che richiamava l’attenzione a testate, ma non gli ho dato molta bada: a dirla tutta sono cose che sarebbe quasi meglio non sapere per evitarsi mal di stomaco, ma per essere sempre sul pezzo è bene apprenderle e assimilarle.

My next guest doesn’t need introduction with David Letterman


Come non hanno bisogno di presentazioni i suoi ospiti, non ne ha bisogno neanche David Letterman. Finora le interviste sono solo 5 e ne usciranno ancora in futuro. Jay Z, Obama, Clooney, Tina Fey e Malala Yousafzai: 5 interviste bellissime condotte dall’ironia che contraddistingue Letterman (la sua risata è contagiosa). L’ho gradito perché ho scoperto retroscena del tutto inediti su personaggi tendenzialmente mainstream come i primi 4 citati e mi hanno stupita e costretta a cambiare idea: Jay Z, per esempio, non era molto alto nella mia considerazione, ma dopo averne sentita la storia e il suo punto di vista sull’uso della parola nella musica mi ha fatta ricredere.

World’s most extraordinary houses


Il più leggero e frivolo di tutti, illustra le abitazioni più assurde e straordinarie mai costruite al mondo. Capolavori di ingegneria civile, costruite con materiali ecosostenibili e di recupero, mobili e decorazioni di design, rupi impervie su cui sembra impossibile costruire e… invece. Questo documentario diciamo che regala spunti di conversazione godibilissimi per situazioni goliardiche e informali. Vale la pena guardarlo quando si ha voglia di qualcosa di poco impegnativo e che faccia un po’ sognare. :)

Adesso sono alla ricerca di qualcos’altro da guardare, chi mi dà qualche consiglio?

Li aspetto con ansia, grazie! :D
Appuntamento al prossimo post,
M