In questo post esuliamo da quanto siamo solite leggere su questo blog: niente makeup, swatches, review o altre paroline fashion e colorate a cui abbiamo abituato l’orecchio. No, oggi parliamo di Facebook, post bufala e catene di Sant’Antonio.

[NB: in questo articolo, per non renderlo troppo lungo, inserirò parecchi link che portano ad altri post di professionisti che possano chiarirvi l’argomento meglio di me. Consiglio: leggeteli!]

Piccola premessa: se vi parlo di questo argomento non è perchè stamattina mi sono svegliata e ho deciso improvvisamente di pontificare su una cosa che non mi compete di striscio, ma perchè – volente o nolente – Facebook fa (faceva? farà? Lunga storia…) parte del mio lavoro. Avete mai sentito parlare di social media manager? Quella figura lavorativa assai discriminata che la gente qui in Veneto di solito sminuirebbe con un lapidario “ah, quel che’l laora – se fa par dir – con feisbuc“? Ecco. Quella figura professionale che non ha nemmeno una paginetta su Wikipedia, per intendersi. Diciamo che il mio lavoro – per quanto vario (nel nome c’è comunque il “manager“) – più o meno è quello. Ok. Detto ciò, proseguiamo, ci tenevo solo a far presente che parlo con cognizione di causa.

Avrete anche voi visto almeno una volta questo post comparirvi nello stream dei post in homepage su Facebook:

Da quando Facebook impone agli amministratori di pagina di pagare per promuovere le proprie pagine, solo il 10% dei fans riceve gli aggiornamenti nella propria home. Per continuare a VISUALIZZARE I NOSTRI POST dovete aprire la NOSTRA PAGINA, portare il MOUSE vicino al pulsante “Ti piace” c’è una specie di rotellina cliccatela. Selezionare “AGGIUNGI ALLE LISTE DEGLI INTERESSI” Facendo così, si vedono tutti.

Suvvia, non fate finta di nulla: l’avete visto eccome, magari leggermente rivisitato, solitamente accompagnato dallo stamp della pagina con il menu in questione aperto e la voce “aggiungi bla bla” selezionata in blu.

Ammetto – meglio farlo subito – che inizialmente ci ho creduto. Ho guardato qua e là su internet, non ho trovato smentite, ho aspettato qualche giorno e poi mi sono decisa a pubblicare pure io la foto di cui parlavo. Ci ho messo un po’, a cedere, perchè mi sono detta: “Marty, metti che sia falso, tu che lo fai di mestiere non puoi cadere in una di queste baggianate, prima informati e verifica“. Come ho detto, mi sono informata: quando non ho trovato smentite ho creato pure io il post (prima adattandolo all’italiano corretto).

Appena l’ho pubblicato, neanche a farlo apposta, ho visto questo post di Davide Licordari, uno dei social media strategist  più autorevoli d’Italia che spiegava molto chiaramente quanto quella richiesta fosse falsa. Non serve che ve lo copi qui dentro, andatevelo a leggere sul suo sito, trovate tutto lì. Il concetto, comunque, è questo: non è che siano cambiate le impostazioni di Facebook, semplicemente l’introduzione del nuovo strumento dei promoted posts è stato frainteso da chi non se ne intende e – per la legge del viral – si è diffuso a macchia d’olio questo post assolutamente falso e “terroristico” che di vero ha poco nulla.

Ora, sempre per citare Davide, finchè a far girare la bufala sono ragazzetti che amministrano pagine amatoriali senza secondi fini posso sopportare, quando vedo invece pagine di aziende più o meno note cercare di far leva su queste cose mi viene su la vena polemica!

Mi fa tristezza sapere che ci sono aziende che mettono a fare community e social media management delle persone che non hanno neanche la cura di informarsi su una notizia per capire se è vera o meno. Non voglio neanche fare i nomi delle aziende, perchè di alcune ho pure stima, quindi mi sembra quasi peggio sbandierare ai quatto venti degli errori del genere.

La cosa peggiore, poi, è che se qualcuno prova a far notare l’errore a chi di dovere, il più delle volte viene preso a parolacce e pesci in faccia, come è successo a me sulla pagina di una nota Youtuber che ha migliaia di followers e che mi ha smentita in malo modo quando ho cercato di spiegarle che stava prendendo una cantonata. (Non dico il nome, preferisco evitare storie). Ecco, questo mi urta. Sinceramente faccio fatica a tollerare che ci siano persone assolutamente ignoranti in materia (non parlo di ignoranza in senso dispregiativo, quando di ignoranza nel senso di “non sapere”) che pretendono di avere ragione e non lasciano margini di ripensamento.

Purtroppo la gente non capisce che ormai Facebook è uno strumento AZIENDALE – e ci sta, dato che lo è diventato recentemente. La gente che ci lavora per conto terzi o che lo sfrutta per diffondere il proprio business, ormai è la maggioranza, e Zuckerberg da bravo imprenditore agisce di conseguenza per adattarsi e sfruttare la cosa a suo favore.. Chi pensa che Facebook sia ancora “solo” un social network deve imparare a rivedere le sue opinioni, o quantomeno ad allargare le proprie vedute in merito, lasciando parlare chi ne sa qualcosina in più.

Passo e chiudo.