Vent’anni fa non esisteva neanche l’euro. Vent’anni fa avevo dieci anni, figuriamoci se sapevo cosa fosse un paio di Nike Air Max 97. L’ho scoperto anni dopo. A quell’età il massimo del “cool” per gli undicenni della mia generazione era varcare la porta della scuola con la tuta in acetato della Kappa. Ho ancora la giacca, di quella tuta. I pantaloni no perché li ho strappati, ma la giacca la metto ancora adesso per stare in casa ed è una sensazione strana e divertente.

Anni dopo, al liceo, ho scoperto cosa fossero le “Silver”, altrimenti chiamate Nike Air Max 97: le guardavo nella vetrina del fu Emporio della Calzatura in via Roma, a Legnago, dove sono cresciuta. Costavano una cifra che a quei tempi quasi non immaginavo si potesse spendere per un paio di scarpe. Le avevano solo le ragazze “alla moda”, quelle che camminando per i corridoi facevano girare tutti i maschi. Io? Nah. Poi un giorno, dopo mesi di “guardare e non toccare”, mamma me le ha comprate. Non ricordo bene le condizioni con cui lo fece, forse comprendevano il “Non dire a papà quanto costano” (alzino la mano le mamme che l’hanno detto almeno una volta nella loro vita), ma ricordo che ero felice come una pasqua. Le avevo volute nere, e mi sembravano la cosa più bella del mondo. Se avevi le Silver eri da invidiare. Ricordo distintamente questa scena, nello spogliatoio di educazione fisica: una mia compagna aveva le imitazioni, ma erano fatte bene. Ho appoggiato il piede sulla panchina per allacciare la scarpa e una ragazza (ricordo benissimo la faccia) mi ha chiesto “Ma sono vere?” con il tono con cui l’animalista chiede se la pelliccia è vera o sintetica. E purtroppo ricordo anche questa sensazione: sentivo che, rispondendo di sì, in un certo qualmodo mi avrebbero rovinato la gioia che provavo per quelle scarpe nuove. Non sbagliavo. Mi hanno fatta sentire in colpa, plaudendo alla mia compagna con le imitazioni, “poverina”, mentre io che avevo le originali avevo fatto qualcosa di sbagliato, che non andava fatto. Tipo avere le scarpe “alla moda” prima di tutte, in classe. Ne ho vissuti tanti di episodi così, in quegli anni, ma questo mi è rimasto addosso più di altri.

Una me diciassettenne con le Silver nere ai piedi

Penso ci sia una morale, in questo, e credo che sia la seguente:

Non lasciate che gli altri vi demoliscano perché voi avete successo e loro no. Non ne vale la pena. Click to Tweet

E no, chiaramente non sto dicendo che avere un paio di scarpe equivalga ad avere successo, suvvia. È una metafora. Ma il concetto, ecco, il concetto è esattamente quello. Io l’ho pagata, quell’invidia, e anche cara, perché negli anni successivi sono passata dall’altra parte e sono stata quella che ha invidiato, rovinando rapporti per delle piccolezze che viste ora mi fanno davvero ridere.

Ma quelle scarpe, le Silver Nere, che mi sono durate 7/8 anni e sono finite nel cestino perché si era staccata la suola, quelle scarpe io me le sono godute un po’ meno di quello che avrei dovuto. Per colpa dell’invidia.

Quindi sì, appena ho letto che sarebbero tornate in pochi pezzi e per un periodo limitato ci ho pensato. L’inserzione sponsorizzata della Nike è stata un segno. Click, carrello, acquista, paga. Non ci ho riflettuto più di cinque minuti.

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E stavolta me le godrò ancora di più, perché me le sono comprate da sola.
Al prossimo post.
M